I BAMBINI IMPARANO CIO’ CHE VIVONO
Se un bambino viene criticato, impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità, impara ad aggredire.
Se un bambino viene deriso, impara la timidezza.
Se un bambino vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive trattato con tolleranza, impara ad essere paziente.
Se un bambino vive con l’incoraggiamento, impara la fiducia.
Se un bambino vive nell’ approvazione, impara ad apprezzare.
Se un bambino vive con l’onestà e la lealtà, impara cosa sono la verità e la giustizia.
Se un bambino vive con la sicurezza, impara ad avere fiducia in se stesso e in coloro che lo circondano.
Se un bambino vive volendosi bene, impara a trovare amore ed amicizia nel mondo.
(Dorothy Law Nolte)
“Non bisogna vivere < sospesi nel tempo >.
Per creare ci deve essere una grande forza dinamica. E quale forza è più potente dell’ amore ?”
I genitori sono i soggetti più esposti a costruire e a definire una sana crescita dei propri figli. E’ proprio a livello transgenerazionale che i genitori trasmettono senza rendersene conto lo stile educativo, il modo di relazionarsi, le tensioni che vivono nel clima familiare, e tutto ciò che apparentemente non è manifesto, i figli lo assorbono vivendo male.
L’ individuo fin dalla nascita è assoggettato al potere desiderante dei genitori, attraverso il quale essi trasmettono i propri codici, la propria cultura, e ciò ci rende “identici” ai nostri genitori, non perché ereditiamo geneticamente certe caratteristiche, ma perché le assorbiamo vivendo con loro.
Per questo motivo, ciascuno di noi è diviso tra la necessità di essere autenticamente sé stesso e di dover essere anello di una catena a cui è dipendente senza la partecipazione della propria volontà.
Quindi la cosa più saggia che dovrebbe fare un genitore è mettersi in primis in discussione, “dar parola” e “visibilità” al proprio dolore, analizzarsi e conoscersi, dare un senso ed un significato a ciò che lo tormenta, prima di responsabilizzare il bambino. Solo in questo modo possiamo iniziare a sciogliere i legami e a diventare noi stessi, riconquistando la libertà di esistere, secondo il nostro “sé autentico”, svincolati dalla ripetizione di copioni assorbiti dai propri genitori, slegato dalla ragnatela tessuta di generazione in generazione.
Concludo sottolineando che non esistono ricette per imparare ad essere “bravi” genitori; ovviamente intendo precisare che per “educazione” non si intende solo insegnare cose o comportamenti corretti o dare delle regole, ma anche insegnare a vivere, a scegliere, ed un giorno a farcela da soli: affrontare i cambiamenti, le avversità, lo stress ma anche a godere delle piccole gioie della vita.